L’apparato uditivo umano è costituito dalle seguenti parti:
• Orecchio esterno
Comprende il padiglione auricolare (comunemente chiamato orecchio) e il condotto uditivo. La particolare forma del padiglione auricolare permette di stabilire la provenienza del suono, captare le onde e indirizzarle nel condotto uditivo.
| suoni vengono poi tradotti in vibrazioni e trasmessi all’orecchio medio.
• Orecchio medio
È qui che si trova il timpano, la parte principale dell’orecchio. L’orecchio medio è costituito da un sistema di tre ossicini (martello, incudine e staffa) che amplifica e trasferisce le vibrazioni provenienti dal timpano verso la finestra ovale, un’apertura nella parete ossea della cavità dell’orecchio medio.
• Orecchio interno
Nell’orecchio interno avviene il processo di conversione delle onde sonore in impulsi elettrici che, attraverso le cellule ciliate, situate nella struttura detta coclea, vengono trasmessi al cervello che li interpreta e determina la sensazione uditiva.
Le ricerche più recenti hanno confermato che l’udito svolge un ruolo di prima ria importanza anche per la salute del cervello umano. Chi ha problemi d’udito
tende ad isolarsi dagli altri. Dover lottare per comprendere e conversare, porta a rinchiudersi in se stessi e ad evitare le occasioni di vita sociale e di gruppo. Isolarsi è da tempo riconosciuto come un fattore di rischio per il declino cognitivo e la demenza. E non è il solo. I problemi uditivi, se non trattati, influiscono di-
rettamente sulla struttura del cervello e possono portare allo sviluppo di alcune patologie neurovegetative come l’Alzheimer. Vi spieghiamo perché.
Dimenticare qualcosa accade a tutti, indipendentemente dall’età e dallo stato di salute mentale. Tuttavia, intorno agli 85 anni quasi il 35% della popolazione e affitto da malattie degenerative come la demenza senile e l’Alzheimer. Anche la perdita dell’udito svolge un ruolo importante.
Preservare la salute uditiva, anche in età avanzata, è essenziale per non privare la mente di stimoli ed esercizio. Se non ottengono sufficienti stimoli e segnali, infatti, alcune strutture cellulari cerebrali tendono a ridursi.
Recenti studi di brain imaging hanno dimostrato che gli anziani ipoacusici hanno una perdita di materia grigia proprio nella porzione del cervello deputata ad elaborare i suoni provenienti tramite l’apparato uditivo.
Ricevere segnali vocali più chiari e definiti, grazie ai moderni apparecchi acustici, consente a queste strutture cerebrali di recuperare la loro dimensione e funzionalità.
Lo sforzo continuo nel sentire e cercare di capire richiede al cervello di dedicare più risorse del dovuto all’ascolto. Questo, oltre a causare stress e affaticamento, va a scapito di altre funzioni cerebrali, quali la memoria e la cognizione. Inoltre, le aree cerebrali che non ricevono più stimoli acustici si riorganizzano. Questi cambiamenti di tipocompensativo causano una perdita della quantità di neuroni adibiti all’udito e un aumento del carico di lavoro sul cervello, causandoneil precoce invecchiamento.
L’importanza dell’ambiente esterno e lo stile di vita moderno, hanno fatto contare il termine di socioacusia, cioè il decadimento graduale della capacità uditiva dovutoin parte all’invecchiamento, ovvero alla presbiacusia e in parte, all’azione di molteplici fattori ambientali ed endogeni.
Affaticamento, stress emotivi e lavorativi, inquinamento acustico, abitudini alimentari, malattie, traumi e predisposizioni genetiche. Le cause dell’ipoacusia sono molte. Secondo stime dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 500 milioni di persone nel mondo soffrono di problemi uditivi e ciò ne fa il disturbo più diffuso. Gli effetti non sono misurabili solo in base al danno uditivo, ma vengono condizionati anche dagli aspetti psicologici che interferiscono in modo differente da persona a persona.
Per ipoacusia si intende la riduzione della capacità uditiva che deriva dalle alterazioni di una o più strutture dell’apparato uditivo quindi l’incapacità, parziale o
totale, di percepire un suono in una o entrambe le orecchie.
L’ipoacusia è un processo lento e graduale cha varia da persona a persona e si manifesta in modi differenti. I sintomi sono accomunati da una difficoltà percettiva dei suoni, specialmente nelle seguenti situazioni:
Alcune persone nascono con un deficit uditivo (ipoacusia congenita), mentre altre possono svilupparlo gradualmente con l’avanzare dell’età (presbiacusia)
come conseguenza di malattie o traumi fisici.
Il calo uditivo influisce sulla qualità della vita: ricerche specifiche dimostrano che chi ha problemi d’udito tende a isolarsi, a non partecipare alle attività sociali,
proprio quelle che arricchiscono e rendono serena e appagante la vita.
Le conseguenti alterazioni della sfera psicologica influenzano le normali attività quotidiane e compromettono il nostro benessere psico-fisico, ci spingono all’isolamento, determinando nervosismo, variazione dell’umore, ansia e numerosi altri disturbi.
Eppure, per capire se si ha un problema uditivo basta un esame audiometrico di dieci minuti, veloce, assolutamente indolore e il più delle volte gratuito. Per de-
terminare il trattamento più adatto alla proprio perdita uditiva, è estremamente importante capire il tipo di ipoacusia da cui si è affetti.
I principali tipi di ipoacusia sono tre: trasmissiva, neurosensoriale e mista.
• Trasmissiva
Si verifica quando il suono non è condotto in modo efficiente dall’orecchio esterno verso l’interno, dove sono poi coinvolti il timpano e la catena ossiculare. Spesso si verifica come risultato di un’ostruzione determinata, ad esempio, da un tappo di cerume o da un accumulo di liquido a causa di un’infezione all’orecchio. L’ipoacusia trasmissiva di solito comporta una riduzione del livello sonoro ed i suoni vengono percepiti come deboli.
• Neurosensoriale
Questo tipo di ipoacusia si manifesta quando le cellule ciliate nell’orecchio interno (coclea) o le vie nervose subiscono un danno. L’ipoacusia neuro sensoriale rappresenta il tipo più comune di perdita permanente dell’udito e si verifica soprattutto come conseguenza del naturale processo di invecchiamento o di un trauma.
• Mista
A volte, un’ipoacusia trasmissiva avviene contemporaneamente ad una di tipo neurosensoriale. Ci possono essere, quindi, danni nell’orecchio medio o esterno e nell’orecchio interno (coclea) oppure anche a livello del nervo acustico.
Per quanto riguarda l’entità dell’ipoacusia uno dei sistemi classificativi è quello che la suddivide in:
• Lieve
Soglia uditiva compresa tra 20 e 40 dB. Determina qualche difficoltà a sentire i suoni molto deboli e la voce bisbigliata, ma non incide significativamente sulla capacità di comprendere il linguaggio.
• Media
Soglia uditiva compresa tra 40 e 70 dB. Chi ha una perdita di questo tipo solitamente si lamenta di sentire che le persone parlano, ma di non
riuscire a capire quasi nulla. Se tale situazione è presente dalla nascita è causa di un ritardo di linguaggio. In caso di ipoacusia media è indicato
l’uso di apparecchi acustici, con i quali è quasi sempre possibile compensare totalmente la perdita uditiva.
• Grave
Soglia uditiva compresa tra 70 e 90 dB. Determina difficoltà considere voli non solo nell’udire una conversazione, ma anche i rumori ambientali senza l’aiuto di un’amplificazione.
• Profonda
Soglia uditiva compresa tra 90 e 120 dB. Chi ne è affetto praticamente sente in modo molto lieve solo alcuni rumori forti con una elevata componente vibratoria (percepita in realtà da tutto il corpo).
L’ipoacusia può essere presente alla nascita o svilupparsi in una fase successiva durante l’infanzia o l’età adulta, in particolare per fattori associati all’esposizione al rumore e all’età. L’ipoacusia può manifestarsi più rapidamente se connessa alla presenza di cerume in eccesso, infezioni o malattie nell’orecchio medio.
• la sensazione che certi suoni sembrino ovattati, non nitidi
• la difficoltà nel capire le parole e seguire le conversazioni, specialmente quando c’è rumore di fondo o ci si trova tra una folla di persone
• il chiedere frequentemente agli altri di parlare più lentamente, in modo chiaro e ad alta voce
• il bisogno di alzare il volume della televisione o della radio.
Altri sintomi possono essere:
• vertigini o sensazione che manchi l’equilibrio
• pressione nell’orecchio (a causa di un’alterazione del fluido dietro il timpano)
ronzio nelle orecchie (tinnito).
La presenza di ipoacusia nell’adulto (18-64 anni) è da imputare principalmente a:
• esposizione prolungata a rumori forti e improvvisi
• fattori ereditari
• infezioni causate da batteri e virus (quali otiti, scarlattina, rosolia, meningite)
• otosclerosi che compromette la mobilità dei tre ossicini presenti nell’orecchio medio, in particolare la staffa abuso di farmaci (soprattutto antibiotici)
• abuso di alcool e fumo.
L’ipoacusia in età adulta può portare a difficoltà notevoli nella vita di tutti i giorni, a problemi sul lavoro e nelle relazioni sociali, con conseguente possibile alterazione del proprio equilibrio psicologico.
In tutti i Paesi industrializzati, secondo un trend consolidato, la popolazione tende a divenire sempre più anziana. Con l’instaurarsi dei processi di “invecchiamento”
fisiologici in rapporto all’età, vi è una degenerazione progressiva del neuroepitelio, con conseguente decadimento della sensibilità uditiva. I disturbi della funzione uditiva che accompagnano il processo di invecchiamento vengono definiti presbiacusia, vale a dire la riduzione della capacità uditiva che subentra con l’età per fenomeni di senescenza fisiologica. Oltre che dalla diminuzione di sensibilità uditiva, la presbiacusia è caratterizzata da una riduzione della comprensione di dialoghi in ambienti rumorosi, da una rallentata elaborazione centrale delle informazioni acustiche e da un’imprecisa localizzazione della fonte sonora. Sintomi spesso associati sono acufene e vertigini. Oltre all’invecchiamento, altre cause contribuiscono a velocizzare ed a complicare il quadro clinico: il fumo, l’abuso di alcuni farmaci, l’ipertensione e l’aterosclerosi. Si tratta di un danno irreversibile e progressivo, che risponde scarsamente alle terapie mediche, per cui l’unica possibilità di trattamento è correlata all’utilizzo dell’apparecchio acustico.
Uno studio condotto dal Prof. Frank Lin, presso il Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università Johns Hopkin, negli USA, ha rivelato che negli anziani l’ipoacusia non trattata può aumentare il rischio di sviluppare e/o enfatizzare forme di demenza e compromettere le proprie abilità cognitive.
Fischi, trilli, ronzii, rumori a volte talmente forti che sembra di impazzire… L‘acufene è un problema che si presenta nei modi più diversi, ma una cosa è certa: anche se la tipologia di suono percepito e diversa, il problema è comune a milioni di persone in tutto il mondo.
l’acufene, detto anche tinnito, non è una malattia o una patologia, ma un disturbo uditivo caratterizzato dalla percezione di suoni non legati a stimoli esterni.
Chi soffre di acufene percepisce in un orecchio (o in entrambi) suoni simili a tintinnii, fischi, fruscii, soffi, sibili e talvolta suoni pulsanti, questi ultimi di solito in sincrono con il battito cardiaco.
La percezione di questi rumori «fantasma» può essere costante o intermittente, debole o molto forte e non è percepibile all’esterno. Soltanto chi soffre di acufene sente questi rumori fastidiosi, a volte in modo tanto reale da provocare mal di testa, stati ansiosi e problemi psicologici dovuti allo stress, disturbi del sonno e della concentrazione
Le cause più comuni dell’acufene sono:
• danni indotti dal rumore
• ipoacusia relativa al progredire dell’età
• disturbi dell’orecchio, come la sindrome di Ménière
• alcuni medicinali
• stress
Le conseguenze più frequenti sono:
• insonnia
• irritabilita
• difficoltà nel rilassarsi
• difficoltà di concentrazione
• depressione, frustrazione e nei casi più severi disperazione e angoscia.
L’acufene è un problema sempre più diffuso: si calcola che nel mondo siano oltre 250 milioni le persone che ne soffrono e che la maggior parte di loro presenta anche qualche forma di deficit uditivo; ciò ha portato a considerare la percezione dell’acufene correlata alla deprivazione acustica.
Attualmente esistono numerose terapie:
partendo dal principio che il trattamento non è di per sé una cura, va detto che l’abitudine è un elemento centrale per la maggior parte delle terapie.
Per poter raggiungere un buon livello di abitudine, la maggior parte delle terapie per l’acufene utilizza la stimolazione acustica accompagnata dal couselling.
A tal proposito Widex, già da alcuni anni, ha introdotto i toni frattali ZEN, una sequenza melodica di toni prevedibili ma non ripetitivi, piacevoli e rilassanti.
La Widex Zen Therapy è un protocollo terapeutico che unisce stimolazione acustica e toni frattali a counselling, rilassamento ed amplificazione, il tutto ottimizzato in base al disagio emotivo provocato dall’acufene.
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